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  • Sun 14 Mar 2021
  • Categoria: Oculistica

Chirurgia della cataratta e cristallini artificiali

L'intervento chirurgico di cataratta, ovvero la sostituzione del cristallino naturale opacizzato con un nuovo cristallino artificiale (Intra Ocular Lens, IOL), fa il suo ingresso nella chirurgia oculistica attorno agli anni '50.

Attualmente è l'intervento chirurgico più frequente nei Paesi occidentali e dovrebbe esserlo ancor di più in quelli in via di sviluppo, vista l'altissima incidenza della patologia nel Sud del mondo.

La moderna chirurgia della cataratta consente di asportare il cristallino naturale che si è opacizzato e di sostituirlo con una lente artificiale, trasparente. L'intervento viene comunemente eseguito mediante una tecnica, la Facoemusificazione della cataratta, che permette di frantumare il cristallino e aspirarlo.

Più recente è l'impiego del Laser a Femtosecondi per l'intervento di cataratta (FEMTOCATARATTA)  con lo scopo di aumentare la precisione e la sicurezza dell'operazione.

L'importante non è il tipo di energia impiegata ma i margini di sicurezza che le nuove macchine, usate da un abile chirurgo, possono offrire. Rispetto alla tecnologia di 20-30 anni fa siamo in grado di offrire una chirurgia di altissima qualità con elevatissimi margini di sicurezza.

Come in tutte le prestazioni mediche, non vi sono nè certezze assolute nè garanzie totali; tuttavia, se confrontiamo i rischi di complicanze con altre branche della medicina, possiamo vantarci di una sicurezza eccezionale. Purtroppo, su milioni di interventi effettuati, anche poche decine di insuccessi fanno scalpore.

Come si svolge l'intervento?
In entrambe le metodiche si creano due incisioni millimetriche di diametro e forma tali da non richiedere, nella maggior parte dei casi, punti di sutura.
Le incisioni si eseguono o con bisturi precalibrati di diametro compreso tra 1,8 e 3 mm o direttamente con il laser a Femtosecondi.
Il laser a Femtosecondi esegue, anche, un'apertura circolare di diametro prestabilito sulla faccia anteriore del cristallino detta "capsuloressi" che, in caso di non utilizzo del laser, viene eseguita manualmente dal chirurgo.
A questo punto il nucleo centrale del cristallino viene frantumato, come detto in precedenza, o con tecnica ad ultrasuoni o con tecnica laser a femtosecondi; i frammenti del cristallino vengono, quindi, aspirati mediante apposite sonde e viene lasciata integra la capsula posteriore che funge da sostegno alla lente intraoculare.
Al termine dell'intervento si effettua una profilassi antibiotica intraoculare.
L'intera procedura dura in media 20 - 30 minuti e nella maggior parte dei casi in anestesia solo topica (instillazione di gocce anestetiche).

Quali tipi di lenti intraoculari s'impiegano?
Le lente artificiali (IOLs) sono di materiale sintetico (acrilico) che non induce reazioni infiammatorie, ad alto indice di refrazione, con particolari filtri alle radiazioni ultraviolette e con potere calcolato specificamente per il paziente su cui saranno impiantate, durante  gli  esami di preparazione all'intervento (BIOMETRIA OCULARE).
Grazie all'uso delle più moderne apparecchiature si riesce, infatti, a calcolare con particolare precisione il potere del cristallino artificiale in modo tale da correggere anche i più comuni difetti di vista preesistenti come la miopia e l'ipermetropia.

È possibile correggere anche l'astigmatismo?
Se l'occhio presenta un astigmatismo regolare superiore a una diottria, oggi  è  possibile  impiantare lenti intraoculari che consentono anche la correzione di questo tipo di difetto visivo (IOL toriche). In alternativa, tuttavia ormai meno comunemente, si può, mediante una o due incisioni alla periferia della cornea, correggere tale astigmatismo. Le incisioni sono eseguite manualmente con un bisturi di diamante oppure direttamente dal laser a femtosecondi.

È possibile vedere sia da lontano sia per vicino, senza l'uso di occhiali, dopo l'intervento di cataratta?
Le lenti tradizionali, generalmente, impiegate nell'intervento di cataratta permettono soltanto la visione distinta degli oggetti, o lontani o vicini, senza occhiali.
Per ovviare a ciò si sono sviluppate diverse tecniche che consentono, mediante alcuni compromessi, di migliorare la visione sia per lontano che per vicino. Sono efficaci, però, solo in alcuni casi, che vanno discussi approfonditamente con l'oculista, per comprendere quello più idoneo allo stile di vita del paziente.
La tecnica più diffusa è quella nota come "monovision" che consiste nel correggere un occhio (definito dominante: generalmente l'occhio migliore) in modo tale che veda bene da lontano e rendere l'altro occhio (definito non dominante) leggermente miope per vedere bene da vicino.
In questo modo il paziente con entrambi gli occhi aperti riesce a vedere sia lontano sia vicino, ma singolarmente ogni occhio vede rispettivamente o lontano o vicino.
Una metodica alternativa è l'impiego di lenti particolari, dette multifocali (IOL  "premium" o "ad avanzata tecnologia"),  sviluppate per consentire la visione contemporanea del lontano e del vicino in ogni singolo occhio.
Un tipo di lenti proposte furono le "lenti accomodative" che avevano l'obiettivo di mimare l'azione del cristallino naturale. Purtroppo nei mesi dopo l'impianto tale capacità si attenuava fino a scomparire con perdita della visione da vicino se non con l'ausilio dell'occhiale e pertanto sono state, sostanzialmente, abbandonate.
Nel corso degli anni si sono sviluppate "lenti multifocali (bifocali e trifocali) ed  "EDOF (a profondità di fuoco)" che hanno all'interno della lente zone a potere diverso per garantire sia la visione degli oggetti lontani sia degli oggetti vicini (bifocali) e sia del PC (multifocali, trifocali ed EDOF). Tali lenti, però, non sono scevre da effetti indesiderati come per esempio la visione di aloni attorno alle sorgenti luminose, difficoltà di adattamento e sono comunque dei compromessi tra una perfetta visione da lontano ed una buona visione del vicino-intermedio; quindi prima di valutare l’impiego di queste lenti va fatta un’accurata valutazione insieme al chirurgo oculista delle aspettative e delle necessità lavorative e ricreative del paziente.

Decorso postoperatorio

L'esecuzione dell'intervento in anestesia topica elimina la necessità di bendare l'occhio al termine della chirurgia. Dopo un breve periodo di osservazione (circa 15 minuti nella maggior parte dei casi), il paziente può andare a casa. E' sempre meglio che chi si sottopone all'intervento sia accompagnato da un familiare o da qualcuno che possa dare un aiuto nel tragitto dal nostro centro a casa. Al paziente vengono fornite la ricetta dei colliri, le istruzioni scritte per il decorso postoperatorio (regole e consigli), un copriocchio trasparente da apporre all'occhio durante le ore di sonno ed un numero di telefono per eventuali emergenze nelle ore notturne e nei fine settimana.
I controlli postoperatori di norma sono programmati dopo:
- 1 giorno
- 1 settimana
- 1 mese

Come avviene il recupero visivo?
Al termine dell'intervento, la dilatazione pupillare fa sì che la vista sia annebbiata per alcune ore. Si associa, inoltre, l'abbagliamento indotto dalla luce del microscopio operatorio, a causa del quale alcuni pazienti possono avvertire una visione rosa nelle prime 24-48 ore.

Il recupero della funzione visiva si manifesta in maniera più evidente la mattina dopo l’intervento; talora sono tuttavia necessari alcuni giorni perché il recupero sia completo.

L'intervento di cataratta consente di riacquistare quella quota di vista indebolita a causa dell'opacizzazione del cristallino. Il recupero visivo sarà parziale qualora si associno alla cataratta altre cause di deficit visivo, in particolare:
- malattie della retina (degenerazione maculare senile, retinopatia diabetica, retinite pigmentosa, ecc.)
- malattie del nervo ottico (glaucoma, neuropatia ottica ischemica, ecc.)

Quando si potranno modificare gli occhiali?
Gli occhiali vengono prescritti a distanza di 15-30 giorni dall'intervento, in quanto solo dopo tale intervallo si può considerare la refrazione sufficientemente stabile.

Quali precauzioni devono essere seguite?
L'assenza di punti di sutura rende l'occhio particolarmente delicato nei primi giorni postoperatori. E' necessario pertanto:
- Evitare qualunque trauma all'occhio operato.
- Evitare sforzi fisici elevati (per esempio sollevare pesi)
- Evitare il contatto delle proprie mani con la parte del viso circostante l’occhio (le eventuali lacrime devono essere asciugate a livello della mandibola, il viso non deve essere lavato per una settimana intorno all'occhio operato, ecc.)
- Instillare i colliri seguendo scrupolosamente la prescrizione fornita dall’oculista
- Inoltre, sarebbe opportuno dormire sul lato opposto all'occhio operato, sul quale - durante la notte - va applicato l'apposito copri occhio in plastica trasparente.

Quali attività possono essere svolte?
Tutte le comuni attività (guardare la televisione, leggere un libro, passeggiare per strada, cucinare, guidare l’auto, ecc.) possono essere svolte.

Può tornare la cataratta, una volta operata?
No, la cataratta non può tornare dopo l'intervento. Una ridotta percentuale di pazienti, a distanza di mesi o anni dall'intervento, sviluppa una condizione nota come "cataratta secondaria". Questa è caratterizzata da una progressiva opacizzazione della capsula posteriore (Posterio Capsular Opacification)  del cristallino originale  che funge da supporto per la lente. La cataratta secondaria induce difficoltà visive che progressivamente aumentano e possono annullare i vantaggi del precedente intervento chirurgico.

Prevenzione

Per ridurre al minimo il rischio di "cataratta secondaria" il chirurgo può:

1) Impiantare lenti intraoculari che inducano la minima proliferazione possibile delle cellule responsabili dell'opacizzazione della capsula posteriore; per questo motivo presso il nostro Centro sono utilizzate esclusivamente lenti in materiale acrilico idrofobico, ampiamente note perché associate alla minima incidenza di PCO.


2) Eseguire durante l'intervento una pulizia accurata del sacco capsulare, eliminando per quanto possibile le cellule da cui può originare la cataratta secondaria.

Bisogna rioperarsi in caso di Cataratta secondaria?
No, il trattamento consiste in una rapida ed indolore applicazione laser (YAG), che crea una piccola apertura tondeggiante sulla capsula posteriore che liberi l'asse  visivo, senza danneggiare la lente artificiale e/o i tessuti intraoculari. Il recupero visivo è rapido e completo.

Per qualunque altro quesito o dubbio, non esitate a contattarci: saremo lieti di poter chiarire qualunque aspetto.

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